La collina del diavolo
Berlino è una città con mille volti, mille tracce, mille segreti.
Dalle statue spostate di centinaia di metri dal luogo originale (come la colonna della vittoria) ai cortili nascosti, dagli edifici smontati e poi rimontati (come il palazzo di Ephraim nel quartiere medievale) a un’intera università nascosta sotto terra.
Ma iniziamo daccapo. Siamo nel 1937, e Berlino è diventata la capitale di una Germania sempre più forte, più aggressiva, più minacciosa per l’Europa e non solo. Adolf Hitler è all’apice del suo potere, e inizia a coltivare il sogno di una Berlino non più capitale della sola Germania, ma capitale del mondo. Si orienta ai modelli dei più grandi imperi della storia: l’Egitto, Roma, Babilonia.
Una città che avrebbe dovuto anche cambiare il nome. Non più il volgare “Berlino”, proveniente dalla lingua slava e indicante la natura paludosa della zona, ma il nobile “Germania”. Un nome che avrebbe dovuto ispirare un sentimento di appartenenza e vicinanza alla capitale per tutti i cosiddetti “Germani” o “Ariani”.
Tra i tanti edifici della nuova “Germania”, ci sarebbero stati un’enorme “sala del popolo” con spazio per impensabili 180.000 persone e un’università… della guerra. O ancor meglio, un’università della tecnica di guerra, in un paese in cui la tecnica, l’organizzazione, la precisione assurgevano quasi a divinità. Un’università per cui Hitler stesso posò la prima pietra e che sorgeva nella zona del Grunewald, il bosco più esteso della città.
I lavori iniziarono e andarono avanti fino al 1940, quando Göring ordinò di bloccare tutti i progetti edili non direttamente legati alla seconda guerra mondiale. Così, nonostante il fatto che la costruzione fosse già molto avanzata, il cantiere venne lasciato a sé stesso.
Cinque anni dopo, Berlino era irriconoscibile. Fumo, cadaveri per strada, invalidi vaganti alla ricerca di qualcosa di commestibile. E tonnellate e tonnellate di macerie. Cosa farne? Dove portarle? Dove accumularle? È così che nacque l’idea di creare delle colline artificiali in giro per la città. E probabilmente non fu un caso che si decise di crearne una proprio sul cantiere abbandonato dell’università militare, rappresentante di un’ideologia che si voleva cancellare una volta per tutte.
È così che vennero scaricati sull’università 26 milioni di metri cubi di macerie. Una collina artificiale ricoperta di terra e rimboschita con 180.000 alberi, con un nome particolare. Un nome che ufficialmente riprende quello del laghetto vicino. Ma forse non solo. Stiamo parlando del Teufelsberg. La “collina del diavolo”.