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La questione della colpa


Il concetto di “Schuldfrage” (questione della colpa) sembra segnare in filigrana molte delle esperienze del Secondo dopo guerra tedesco. Esso sta ad indicare come le politiche distruttive del nazismo si siano riflesse negli anni seguenti la fine della guerra in una sorta di sentimento collettivo di colpa, fonte di disagio, alienazione e trauma collettivo per la società tedesca.


Da un punto di vista storiografico quel concetto nasce in realtà da una elaborazione profonda del filosofo Karl Jaspers quando venne invitato, a pochi mesi dalla fine della Seconda guerra mondiale, a tenere una serie di interventi all‘ università di Heidelberg.


Qui Jaspers pose l’accento sulla radicalità storica e politica del “lascito” nazista, proprio attraverso il concetto del senso di colpa. Per Jaspers infatti i crimini nazisti si distinguevano in almeno quattro livelli qualitativi distinti: il primo era quello delle colpe criminali dei singoli, verificabili e persegubili nei tribunali. A questo livello di colpe si aggiungevano però la colpa politica e la colpa morale che avevano a che vedere con la “mancanza di un sentimento collettivo di reazione e di resistenza” davanti ai crimini compiuti dai nazisti: questo secondo e terzo livello riguardavano per Jaspers il piano familiare, sociale e politico ovvero la colpa “di avere tradito quella solidarietà tra persone che si dovrebbe manifestare dinanzi all’evidenza di certi reati contro l’umanità e contro i propri concittadini”.


La constatazione di questa insuperabilità delle colpe politiche e quindi morali muove Jaspers a definire così il quarto livello di colpa, cioè quello della “metaphysische Schuld” (colpa metafisica). Con questo concetto egli codificò molto di più di una semplice analisi politica e sociale. L’idea di Jaspers è infatti quella di una colpa radicale, non verificabile e non punibile nei tribunali quanto nel dibattito sociale ma sempre presente “come motivo costitutivo dello stare assieme nell’avvenire”.


Quella radicalità insormontabile della colpa metafisica e questo suo essere da monito per la costruzione del futuro ha effettivamente segnato la storia della Germania dalla capitolazione dell’8 maggio 1945 fino ad oggi, culminando nella costruzione del Memoriale alle vittime dell’Olocausto in pieno centro a Berlino.


La società tedesca ha chiaramente modulato questo senso di colpa attraverso le generazioni, trasformando quella colpa stessa nell’idea di responsabilità verso il presente e il futuro “affinchè quei crimini non accadano più”.


Il solco della colpa jasperiana sembra tuttavia tornare ogni volta che si cerca di avvicinarsi alla storia di quegli anni perchè nonostante le spiegazioni di ordine politico e storico il confronto con la distruzione e la violenza ci mettono davanti a quei grandi interrogativi, legati alle scelte reali degli uomini nei contesti dittatoriali e di violenza. Ma uscire dal giogo della colpa è possibile, come disse Hannah Arendt, diventando soggetti responsabili ed attivi.









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