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Perché gli ebrei?

Una delle questioni più ricorrenti tra i turisti dopo le prime giornate a passeggiare nel centro della capitale è proprio questa: perché gli ebrei? Perché "proprio" gli ebrei? Rispondere a questa domanda non è semplicissimo perché, come molte altre domande storiche e politiche di ordine generale, anche questa richiede un'analisi complessa di aspetti di ordine sociale, politico e culturale molto diversi.


La nostra prerogativa è tuttavia cercare di rispondere a questa questione a partire proprio dai monumenti e dalle tracce di passato presenti nella topografia della città: in fin dei conti è stato proprio qui, nella capitale Berlino, che quella questione ha assunto la sua forma più epocale e tragica negli anni '30, gli anni della persecuzione della minoranza ebraica.


Ed è tuttavia proprio qui, in quelle strade e dinanzi a quei memoriali che si inizia a capire quanto caleidoscopica sia quella domanda: in fin dei conti, approfondendo la storia della dittatura nazista si capisce in realtà che gli ebrei erano si odiati e perseguitati in maniera radicale ma non solo per una questione anti-ebraica, quanto piuttosto per il fatto che loro, come molti altri gruppi, non corrispondevano innanzitutto ai criteri generali della società ariana, militarizzata e popolare (Völkisch) voluta dai nazisti.


Assieme agli ebrei vennero difatti perseguitati molti altri gruppi, oggigiorno diremmo "minoranze". Anzi, ripercorrendo la storia delle persecuzioni si comprende come inizialmente furono proprio "quegli altri", come i "nemici politici", gli "omosessuali", "comunità Sinti e Rom", "testimoni di Geova" o gli "anabattisti" ad essere perseguitati più severamente. Senza comprendere la politica complessiva dei nazisti, totalitaria e xenofoba, non si comprende la vera dimensione del "perché gli ebrei?".


Dopodiché siamo certo consci di come l'odio antiebraico avesse comunque una sua specificità... In fin dei conti i comunisti vennero perseguitati perché erano "nemici politici", i Sinti e i Rom perché "lavativi" (Arbeitscheu), gli omosessuali... beh gli omosessuali "non riproducono la" (tanto agognata) "razza ariana" e poi vennero i testimoni di Geova e gli anabattisti che erano colpevoli di renitenza ovvero di "non offrirsi alla causa della militarizzazione ariana d'Europa" come si può evincere dai vari discorsi dei fanatici xenofobi all'apice delle gerarchie naziste. Insomma a ben vedere ad ognuna di quelle minoranze venne assegnata una colpa diversa, specifica e mirata, ma gli ebrei? Perché gli ebrei? Qual’era la "colpa specifica" quindi degli ebrei? Tralasciando la storia complessa e millenaria dell'antigiudaismo sin dai secoli del Medioevo, nelle nostre guide tematiche ci concentriamo su alcuni punti che ci permettono di rispondere a questa domanda partendo proprio dalle storie berlinesi a cavallo degli anni '20 e '30 quando il nazismo andò al potere ed iniziò le sue politiche totalitarie.


A Berlino vi era innanzitutto la comunità ebraica più grande della Germania che aveva al suo interno le anime più diverse dell'ebraismo moderno. In questa città convivevano infatti tanto gli ebrei ortodossi, dallo spiccato tradizionalismo religioso, quanto la grande borghesia ebraica, figlia di secoli di lotta per l'emancipazione e l'integrazione: due anime queste che erano in aperto contrasto tra di loro sia da un punto di vista religioso che sociale. Gli ebrei liberali, emancipati e integrati, erano stati in grado, nel quadro della modernizzazione dello stato tedesco, di ritagliarsi un pezzo di successo e di fortuna non piccolo: nei decenni essi avevano messo in piedi attività artigiane come centri commerciali, come del resto avevano contribuito ad un forte progresso nelle scienze e nelle arti. Dall'altra vi erano gli ortodossi, i chassidim, provenienti dalle Regioni dell'est Europa come Ucraina e innanzitutto Polonia, fortemente legati alla tradizione talmudica e con una effettiva predominanza dell'esperienza religiosa sulle altre dimensioni sociali. Queste due anime verranno a incontrarsi proprio al centro di Berlino ed in una delle fasi storico-politiche più drammatiche e affascinanti della storia europea: quella degli anni '20 della Repubblica di Weimar.


Fu proprio in quegli anni, gli anni per intenderci dell'inflazione alle stelle e dei milioni di disoccupati, che l’atavico sentimento antigiudaico, che fino ad allora era stato contenuto in una più generale e circoscritta "diffidenza verso gli ebrei", scoppiò in un odio diffuso e aggressivo verso le minoranze ebraiche. Nonostante il numero relativamente basso di ebrei in Germania (meno dell'1%), durante gli anni '20 iniziò a diffondersi pesantemente (grazie soprattutto alla propaganda dei nazisti) l'idea che la colpa della crisi non fosse lo stato disastroso dell'industria tedesca piuttosto che le scelte anche sbagliate prese dai governi precedenti, quanto la mano invisibile di una "cospirazione ebraica"; perché in fin dei conti gli ebrei potevano essere stigmatizzati sia nella forma di quella minoranza che "era riuscita ad integrarsi e ad avere un certo successo nel commercio e nelle professioni" sia sotto le vesti di quell'insieme di "straccioni, ebrei religiosi proveniente dall'est Europa, che neanche lo parlano il tedesco"... è chiaro i colpevoli di tutto erano queste due anime dell’ebraismo tedesco! Questo processo di radicalizzazione del pregiudizio antiebraico può quindi essere compreso come un classico meccanismo del capro espiatorio in cui, nella fase della grave crisi finanziaria ed economica culminata nel marzo del '29, molti soffiarono sui sentimenti di rabbia, invidia e odio delle masse nei confronti di gruppi che facilmente potevano essere incolpati, vuoi per la loro identità religiosa, vuoi per le loro peculiarità professionali.


Ritornando quindi alla domanda "Perché gli ebrei?" verrebbe di riformularla nel "perché innanzitutto gli ebrei?". In un contesto di collasso economico e sociale i nazisti compresero quanto fosse produttiva la possibilità di trovare il facile capro espiatorio in una comunità che da un lato veniva percepita come diversa, in quanto tradizionalista o poco integrata, dall'altra, nelle forme dell'ebraismo liberale, capace di avere una voce all'interno della società civile pur rimanendone in qualche modo estranea.


Nelle nostre guide, soprattutto con i ragazzi delle scuole, teniamo sempre ben presente l'importanza di questa questione perché essa svela profondi meccanismi di ordine sociale e politico che sempre ritornano nelle società umane, allora come oggi.






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